Esperienze fra Unità Pastorali

Sono state convocate dal Responsabile Diocesano Monsignor Casati le nove Unità Pastorali già costituite; questo confronto è stato voluto dal Vescovo e sollecitato dalla Commissione preposta per un aggiornamento come scambio delle varie esperienze in atto.

Ricordiamo che la nostra, Unità Pastorale della Val del Riso, comprendente le quattro comunità: Gorno, Oneta, Chignolo, Cantoni, decretata dal Vescovo Amadei il 9 dicembre 2008 con atto 6465, è una delle prime tre già costituite con quella della Valle di Scalve e della Bassa Val Serina.

La testimonianza rappresentata dal nostro Parroco, accompagnato da un laico del Consiglio Pastorale, ha sottolineato il cammino già fatto dal predecessore e che si dovrà decidere dal nuovo Consiglio Pastorale dell’Unità Pastorale in merito al proseguimento o a nuova impostazione che vorranno dare sia il Parroco che i nuovi consiglieri.

In buona sostanza sono state presentate anche alcune riflessioni sulle due domande richieste:

  1. Come sono stati vissuti i passaggi principali (peraltro già segnalati dal predecessore) e il lavoro che attualmente prosegue.
  2. Quali punti di debolezza di questo percorso.

Vogliamo presentare alcune brevi riflessioni esposte all’incontro.

 

 

QUALCHE PUNTO DI FORZA

  • Si è cercato di capire e di sganciarsi gradatamente dal classico cammino della propria Parrocchia per cominciare a introdurre iniziative che aiutassero a un coinvolgimento più allargato senza penalizzare la propria realtà, ma arricchendo anche le altre.
  • È stato necessario un grosso sforzo, molte le difficoltà delle persone convinte al progetto, le quali sotto la guida del Parroco hanno fatto i lavori più svariati: servizi e aiuto pastorale, lavori manuali di manutenzioni varie, coinvolgimento di famiglie per vari servizi, in buona sostanza un cambio di mentalità comunitaria.
  • Accordo tra Sacerdoti per tenere un rapporto costante con i gruppi e le associazioni del territorio, con le famiglie per impostare e gestire una pastorale giovanile. Non si nasce cristiani ma lo si diventa, con i genitori si riesce meglio a trasmettere “l’alfabeto cristiano”.
  • Abbiamo tentato in questa avventura di essere compagni di viaggio: tante riunioni, discussioni, beghe paesane, un bel tratto di strada si è fatto anche se non pienamente completato e rifinito. La determinazione, la tenacia, il credere dei nostri sacerdoti (quelli del percorso iniziale e quelli che stanno proseguendo il cammino), pur tra mille difficoltà e incomprensioni è stata efficace, non solo passiva ma propositiva e convincente. È stata un’opportunità positiva per far riflettere la gente su tematiche quali la comunione, l’unità, la concordia, la collaborazione fra Preti e senso di fraternità. Tutto ciò con ricadute pratiche e Pastorali che hanno valso più di tante parole e prediche. Per noi laici questi esempi sono stati scommessa e immersione nella nuova impostazione e tentativo nuovo di Chiesa.

 

ALCUNE OPINIONI FRA LAICI IMPEGNATI

Le Unità Pastorali non devono essere un’ingegneria amministrativa per riunire Parrocchie, ma un riunirsi assieme sul territorio per rendere presente la comunità Cristiana non con scelta imposta unilateralmente.

Cogliere i segni dei tempi e PRECEDERE – GUIDARE il cambiamento piuttosto che inseguirlo.

È necessario tener presente che la parrocchia, anche se piccola, è inscindibilmente legata al proprio territorio e alla gente che vi abita; nasce, cresce e muore: variare o modificare alcuni aspetti della sua identità è come espropriare la sua intimità.

Bisogna convincersi che l’Unità Pastorale non è la nostra Parrocchia ma il mettere in rete energie e forze, diversamente singole Parrocchie rischieranno di spegnersi.

Le nostre Parrocchie non sono più isole felici, l’allergia all’incenso purtroppo tocca tante persone: eucarestie poco partecipate, matrimoni meno celebrati, carenza di nascite, convivenze stabilizzate, ragazzi e famiglie con serie problematiche. La catechesi giovanile si arresta al post-cresima.

Le ultime omelie del Vescovo ci prospettano seri e preoccupanti tempi.

Maggior dialogo tra “Direzione” e le canoniche, perché è qui che il Parroco deve affrontare i tanti problemi, rogne, reclami, burocrazia varia, meno scartoffie e più vicinanza alla gente.

Ci suggerisce il Vescovo di Roma: misericordia fra tutti.

È dal “Palazzo” che possono giungere aiuti, suggerimenti, mediazione tanto necessaria.

Lavoriamo tutti per un’azienda speciale con a capo il padre Eterno.

Purtroppo sta avvenendo anche nella Bergamasca “cristiana” una malattia contagiosa: l’indifferenza verso la comunità in tutti i sensi, chi conosce la Caritas può verificarlo.

Pur in presenza di bravi amministratori seriamente preparati, talvolta si ha a che fare con “dilettanti” che erogano ai deboli, diritti deboli, con ricadute di cattivo rapporto tra Istituzioni.