Il 9 marzo 2018 ricorreva il 50° anniversario di ordinazione sacerdotale di padre Bruno Epis, nostro amato e compianto compaesano, che ci ha lasciato a luglio 2011 .
I padri Monfortani ordinati con lui nel lontano 1968 a Roma, rimasti solo in 3, hanno voluto ricordarlo con una S. Messa celebrata al santuario del Frassino, insieme a padre Angelo, dove, dieci anni prima, con padre Bruno, avevano festeggiato il loro 40°.
Durante l’omelia padre Alberto ha voluto ricordare quanto fosse stato una persona felice, sorridente e amorevole con tutti e ha letto le parole sotto riportate, scritte da P Bruno in occasione della sua ordinazione:
«Il popolo di Dio viene adunato innanzitutto per mezzo della parola del Dio vivente, che tutti hanno il diritto di cercare sulle labbra del sacerdote» (Presbiterorum Ordinis. n. 4)
Parole sconcertanti per ogni cuore sacerdotale che abbia coscienza del tesoro inestimabile posto tra le sue fragili mani.
Non si tratta di dire una parola, di esprimere pensieri su Dio, ma di annunciare con fedeltà la sua Parola, quella che ha pronunciato una volta per tutte, ma che vuole sia udita e accolta da ogni uomo che viene in questo mondo.
Annuncio di una parola che è offerta con amicizia, confidenza d’amore, invito ad un incontro personale con Dio in uma condizione di figli.
In essa il Dio vivente si vuole esprimere agli uomini; vuole manifestare loro quello che Egli è per essi e quello che vuole essi siano davanti a Lui e nei suoi provvidenziali disegni.
Si rivolge agli uomini, li interpella e comunica loro la Buona Novella della salvezza.
E tutti hanno diritto di udirla, perché è la parola che salva e ci strappa dalla meschinità del nostro vivere quotidiano per radicarci in Dio somma felicità.
Per questo Dio sceglie dei messaggeri: li cerca tra gli uomini e li invia ai loro fratelli.
Ordina loro di parlare, di annunciare a tutti quelle stesse parole che ha pronunciato la sua bocca: «Io ho dato loro le parole che mi hai date».
Dio sulle labbra di un Uomo
La parola di Dio sulle labbra di un uomo!
Il sacerdote ha cercato di penetrarla e viverla, ma ogni giorno si accorge di non esserci ancora riuscito, di averla compresa solo a metà.
Vorrebbe tacere e rimanere ancora e sempre in ascolto; vorrebbe dire col Profeta: «Manda un altro: io non so parlare, sono un fanciullo».
Ma subito ode la risposta del Signore: «Non dire: sono un fanciullo, perché verso tutti quelli a cui ti manderò, andrai e tutti quelli che ti ordinerò, tu dirai … ecco io metto le parole sulla tua bocca».
Egli si sente allora come afferrato dall’urgenza della missione di parlare per il Signore, di essere un Profeta.
Anch’egli, come gli Apostoli, si sente spinto a confessare: «Non posso non parlare».
L’annuncio della parola di Dio diventa la prima ragione della sua missione sacerdotale.
Forse saprà solo balbettare qualche cosa, ma deve andare e parlare, perché il Signore glielo ordina.
Anzi gli ha persino detto: «Chi ascolta voi ascolta me; chi disprezza voi, disprezza me».
ll sacerdote per primo si sente tutto confuso per queste parole, ma Cristo ha detto proprio così.
La sua fedeltà a Lui diventa fedeltà alla sua parola «che tutti hanno diritto di cercare sulle sue labbra».
Forte della parola e del comando del Maestro egli dunque va e parla!
Già a 18 anni la sua vocazione era convinta, tanto è vero che, in occasione della sua prima Professione di Fede, a Castiglione Torinese il 29 settembre 1960, rivolge a Dio questa preghiera:
“Dillo Tu o Gesù, ai genitori quanto sia grande e dolce dare i figli a Dio”.
Nell’immagine padre Bruno benedice la mamma il giorno della sua ordinazione sacerdotale.