Oneta: riparte l’Oratorio!

Il 22 giugno 2021, dopo mesi di lavoro, il nostro oratorio di Oneta è stato riaperto in forma ufficiale! La presenza di tantissime persone ci ha ricordato, dopo lunghi mesi di limitazioni legati alla triste malattia pandemica, la grande voglia di incontro e di stare insieme.

ABBIAMO RIFATTO L’ORATORIO!

Il gruppo dei volontari, gruppo tradizionalmente forte nella nostra comunità, ha rifatto tutta la struttura rendendola “bella”, accogliente e pienamente in ordine per la sicurezza e la salute delle persone. La comunità ha voluto dire grazie a tutti i volontari e con loro ai professionisti e operatori vari che, supportati dalle attenzioni e dai contributi di tante per sone hanno reso possibile questo bellissimo luogo di incontro a servizio dell’intera comunità!

FACCIAMO ORATORIO!

Ora che abbiamo rifatto l’oratorio e la sua struttura dobbiamo metterci in campo per fare oratorio! Nel corso dei lavori, i volontari hanno trovato motivazioni per quest’opera, nel desiderio di progettare e lavorare per il futuro dei piccoli e per mettere a disposizione uno spazio per tutti piccoli e grandi. Ora, perciò, è bene chiederci che cosa è un oratorio e di conseguenza dare al nostro oratorio l’anima e la bellezza di essere luogo dove non venga escluso nessuno!

Che cosa è un oratorio?
Potrebbe sembrare una domanda stupida, ma in realtà la risposta non è affatto univoca. Per qualcuno l’oratorio è il luogo dove poter intrattenere i ragazzi con i più tradizionali giochi, “l’importante è che non stiano per strada”; per qualcun altro è il luogo dove si fa catechesi e si celebra qualche liturgia, “perché oratorio significa luogo dove si prega”; per altri è il bar della parrocchia; per altri ancora “è qualco sa di più complesso”. In effetti l’oratorio non può ridursi né a sala giochi, né ad aula di catechismo, né ad un bar, ma evidentemente è qualcosa di più.

Che cosa?
Sicuramente un ambiente educativo.
Può sembrare un’espressione riduttiva, ma queste due parole esprimono l’essenza dell’oratorio.

 

L’oratorio è un ambiente educativo voluto e inventato da Don Bosco. Egli desiderava una casa che accogliesse, che evangelizzasse e che educasse alla vita nei suoi più vari aspetti: dalla cultura al teatro, dalla musica allo sport e al tempo libero. Spazi aperti, luoghi di ritrovo e di svago, chiesa, scuola, teatri, ma soprattutto … ragazzi, giovani, adulti; tante persone che si ritrovano a camminare insieme …

L’anima dell’oratorio sono soprattutto i giovani che ricevono il testimone da chi li ha preceduti e preparano, a loro volta, i bambini e gli adolescenti a diventare animatori e responsabili del bene comune. Sono i giovani, infatti che animano l’oratorio e lo dimensionano secondo la loro allegria.

Quando vennero a presentare a don Bosco il locale che egli stava cercando per poter realizzare il suo primo oratorio, i proprietari erano convinti che lui volesse fare “un laboratorio per i suoi ragazzi”. Lui subito ne corresse la frase: “Non un laboratorio, ma un ORATORIO!” Così nacque il primo oratorio della storia moderna. Personalmente dico che questo scambio involontario di nomi fu in un certo senso “azzeccato”, perché gli oratori di oggi si avvicinano molto all’idea di essere dei “laboratori” di proposte, che fanno bene alla vita di fede e, alla vita sociale e alla crescita di un ragazzo. Attraverso la proposta di varie esperienze, l’oratorio diventa veramente quel “laboratorio” dove vengono messi insieme gli ingredienti per la crescita globale di un ragazzo. Una persona per crescere ha bisogno di spazi, di tempi e di esperienze; ha bisogno di persone coeta nee con cui misurarsi, e adulti da cui prendere spunto; ha bisogno di mettersi alla prova, di accorgersi delle sue potenzialità.

Non ci sono “prerequisiti” che vengono chiesti a chi entra nell’oratorio: qui è possibile trovare une spazio di espressione e di azione per i ragazzi che vi accedono. C’è però una sorta di “presunzione”: che qui i ragazzi possano incontrare persone mature (umanamente e cristianamente) che si prendono cura di loro perché essi possano camminare verso il bene.

Da questo dobbiamo dedurre che fatte le strutture, ora bisogna darsi da fare sulla gestione e sull’impegno di “dare un’anima” all’oratorio. E’ un impegno che coinvolge grandi e piccoli e nel quale nessuno può dimenticare, con il servizio, la parola e i comportamenti che lo stile dell’oratorio si può descrive re così è impegno per:

  • Un educazione integrale: la fede viene proposta come principio di sintesi e di senso che articola tutte le dimensioni della vita dei ragazzi. Questo significa che tutte le dimensioni, che costituiscono la vita dei ragazzi, sono aperte al bene e perciò non vanno trascurate!
  • L’animazione: è l’atteggiamento di chi valorizza i ne colgano la bellezza e il significato, fino ad accorgersi che il Vangelo si rivolge proprio a loro, rispecchia gli slanci e le attese più vere, parla ai gesti e ai pensieri quotidiani.
  • Porsi a servizio dell’incontro! I contesti cultura li sono in continuo cambiamento e si avvicendano le diverse generazioni di ragazzi, adolescenti e giovani, l’oratorio non può pretendere di aver trovato un “assetto definitivo” semplicemente da ritoccare ed adattare.
  • Partire dai bisogni concreti” non è una strategia di marketing, bensì un tratto caratteristico dell’oratorio che vuole rimanere fedele al principio del la carità evangelica. C’è un passaggio cruciale che richiama a questa fedeltà: dal bisogno delle perso ne al desiderio delle persone che hanno bisogno: i “bisogni” che portano i ragazzi in oratorio sono coltivati e fatti sbocciare per fiorire nel desiderio di condividere la propria vita con gli altri e con l’Altro (Dio).
  • Proporre tante attività variegate, per l’attenzione con cui si ascoltano e s’incontrano i linguaggi e i vissuti dei ragazzi, nelle diverse età. Per questo le attività cambiano, si modificano o vengono sostituite.
  • Attenzione anche ai momenti della frequentazione, che sono cambiati: meno “domenica pomeriggio” e più pomeriggi in settimana per bambini e ragazzi; meno “sabato sera” per adolescenti e giovani e più sere, compresa quella della domenica. Una certa agilità nel cogliere queste “riconfigurazioni permette di non sprecare inutilmente energie e farebbe diminuire le “assenze” di cui solitamente ci lamentiamo.
  • Occorre che le energie non vadano solo sulla “presenza” per “presidiare gli ambienti”, tuttavia l’oratorio non deve essere aperto solo se si propone “qualcosa di organizzato”.

Buon oratorio a tutti!