Santa Faustina Kowalska, la gioia di annunciare la misericordia.

S. Faustina Kowalska è la messaggera della Divina Misericordia di cui si è celebrata la festa proprio la domenica dopo Pasqua.

E’ attraverso di lei che il Signore manda al mondo il grande messaggio della misericordia Divina.

Nata il 25 agosto 1905 in un villaggio polacco e battezzata col nome di Elena, è la terza dei 10 figli.

Pensava di farsi suora già da piccola, ma realizza il desiderio solo a 20 anni, nell’agosto 1925: a Varsavia entra nella comunità della Vergine della Misericordia, prendendo i nomi di Maria Faustina.

E fa la cuoca, la giardiniera, la portinaia, passando poi per varie case della Congregazione (tra cui, quelle di Varsavia, Vilnius e Cracovia).

Ma al tempo stesso è destinataria di visioni e rivelazioni che i suoi confessori le suggeriscono di annotare in un Diario (poi tradotto e pubblicato in molte lingue). E tuttavia non crede che questi fatti straordinari siano un marchio di santità.

Lei scrive che alla perfezione si arriva attraverso l’unione intima dell’anima con Dio, non per mezzo di “grazie, rivelazioni, estasi”.

Malata di tubercolosi, muore il 5 ottobre 1938 a 33 anni in Cracovia.

Beatificata nel 1993, è proclamata santa nel 2000 da S. Giovanni Paolo II.

Ed è proprio questo Papa che nel 2000 istituisce nella domenica che segue la Pasqua la festa della Divina Misericordia, ufficializzando così la richiesta che Gesù aveva fatto ripetutamente nei messaggi a suor Faustina già dal 1931.

Sono principalmente tre i messaggi che Gesù ha comunicato a quest’umile suora polacca.

 

1) La necessità della misericordia

Quasi in ogni pagina di quel lungo Diario si percepisce lo struggimento di Gesù affinché la sua Misericordia sia conosciuta e non le venga posto alcun limite.

Così, in data 4 aprile 1937, suor Faustina riceve da Lui questo invito: «Scrivi, tutto ciò che esiste è racchiuso nelle viscere della mia Misericordia più profondamente di un bimbo nel grembo materno. Quanto dolorosamente mi ferisce la diffidenza verso la Mia bontà! I peccati di sfiducia sono quelli che mi feriscono nella maniera più dolorosa» (p. 255).

E nella vigilia di Natale dello stesso anno scrive:
“Affinché tu possa conoscere almeno un po’ il Mio dolore, pensa alla più tenera delle madri, che ama molto i suoi figli, ma i figli disprezzano l’amore della madre. Immagina il suo dolore, nessuno riuscirà a consolarla. Questa è un’immagine e una pallida somiglianza del Mio amore. Scrivi, parla della Mia Misericordia… Anche se un’anima fosse in decomposizione come un cadavere e umanamente non ci fosse alcuna possibilità di risurrezione e tutto fosse perduto, non sarebbe così per Dio: un miracolo della Divina Misericordia risusciterà quest’anima in tutta la sua pienezza. Infelici coloro che non approfittano di questo miracolo della Divina Misericordia! Lo invocherete invano, quando sarà troppo tardi!” (p. 326).

Come si vede, sulla bocca di Gesù risuonano parole di tenerezza infinita, che tutto accolgono, e tuttavia esse mantengono l’ancoraggio più deciso alla concretezza ecclesiale nel rimando al «tribunale della confessione» e nella dolorosissima avvertenza di non cadere nell’abisso del «troppo tardi», che resta tuttavia una seria eventualità, se da noi stessi decisa. Il messaggio affidato a santa Faustina Kowalska spalanca — come mai era stato fatto prima — abissi di misericordia, che possono accogliere e contenere tutto, meno che la derisione di Dio.

 

2) “Diventare tutta misericordia”

Dalla stessa vita spirituale di santa Faustina cogliamo il secondo messaggio: diventare «tutta misericordia». Tanti fatti della sua vita, riportati nel Diario sarebbero da citare. Riassumiamo tutto con alcuni stralci di una preghiera che suor Faustina rivolge a Gesù e che riporta nel suo Diario:

O Signore, desidero trasformarmi tutta nella Tua Misericordia ed essere il riflesso vivo di Te.

  • Aiutami, o Signore, a far sì che i miei occhi siano misericordiosi, in modo che io non nutra mai sospetti e non giudichi sulla base di apparenze esteriori, ma sappia scorgere ciò che c’è di bello nell’anima del mio prossimo e gli sia di aiuto.
  • Aiutami, o Signore, a far sì che il mio udito sia misericordioso, che mi chini sulle necessità del mio prossimo, che le mie orecchie non siano indifferenti ai dolori e ai gemiti del mio prossimo.
  • Aiutami, o Signore, a far sì che la mia lingua sia misericordiosa e non parli mai sfavorevolmente del prossimo, ma abbia per ognuno una parola di conforto e di perdono.
  • Aiutami, o Signore, a far sì che le mie mani siano misericordiose e piene di buone azioni, in modo che io sappia fare unicamente del bene al prossimo e prenda su di me i lavori più pesanti e più penosi.
  • Aiutami, o Signore, a far sì che i miei piedi siano misericordiosi, in modo che io accorra sempre in aiuto del prossimo, vincendo la mia indolenza e la mia stanchezza. Il mio vero riposo sia nella disponibilità verso il prossimo.
  • Aiutami, o Signore, a far sì che il mio cuore sia misericordioso, in modo che partecipi a tutte le sofferenze del prossimo. Mi comporterò sinceramente anche con coloro di cui so che abuseranno della mia bontà, mentre io mi rifugerò nel Misericordiosissimo Cuore di Gesù. Non parlerò delle mie sofferenze. Alberghi in me la Tua Misericordia, o mio Signore… (p. 54)

E Gesù la osservava compiaciuto e approvava con insistenza: «Figlia Mia, desidero che il tuo cuore sia modellato secondo il Mio Cuore misericordioso. Devi essere totalmente imbevuta della Mia Misericordia» (p.55)

 

3) La realizzazione del quadro e l’istituzione della festa della Divina Misericordia

Gesù parlò per la prima volta della realizzazione del quadro il 21 febbraio 1931 e del desiderio che ci fosse una festa specifica alla Divina Misericordia: “La sera, stando nella mia cella, vidi il Signore Gesù vestito di una veste bianca: una mano alzata per benedire, mentre l’altra toccava sul petto la veste, che ivi leggermente scostata lasciava uscire due grandi raggi, rosso l’uno e l’altro pallido.

Muta tenevo gli occhi fissi sul Signore; l’anima mia era presa da timore, ma anche da gioia grande.

Dopo un istante, Gesù mi disse: «Dipingi un’immagine secondo il modello che vedi, con sotto scritto: Gesù confido in Te! Desidero che questa immagine venga venerata prima nella vostra cappella, e poi nel mondo intero. Prometto che l’anima, che venererà quest’immagine, non perirà. Prometto pure già su questa terra, ma in particolare nell’ora della morte, la vittoria sui nemici. Io stesso la difenderò come Mia propria gloria»”.

In seguito Gesù manifesterà a suor Faustina il desiderio che sia istituita una festa perché sia venerato tale quadro: “Io desidero che vi sia una festa della Misericordia. Voglio che l’immagine, che dipingerai con il pennello, venga solennemente benedetta nella prima domenica dopo Pasqua; questa domenica deve essere la festa della Misericordia” (Q. I, p. 27).

Negli anni successivi Gesù è ritornato a fare questa richiesta addirittura in 14 apparizioni definendo con precisione il giorno della festa nel calendario liturgico della Chiesa, la causa e lo scopo della sua istituzione, il modo di prepararla e di celebrarla come pure le grazie ad essa legate.